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Modesta efficacia del training fisico nei pazienti con insufficienza cardiaca cronica


Le lineeguida raccomandano di prendere in considerazione il training fisico per i pazienti ambulatoriali stabili con insufficienza cardiaca.
Gli studi precedenti non hanno mostrato un potere statistico adeguato per misurare gli effetti del training fisico sugli esiti clinici.

Per valutare l’efficacia e la sicurezza dell’esercizio fisico nei pazienti con scompenso cardiaco, un gruppo di Ricercatori del Duke Clinical Research Institute, a Durham ( Stati Uniti ), ha condotto uno studio multicentrico, randomizzato e controllato su 2.331 pazienti ambulatoriali stabili con insufficienza cardiaca e frazione di eiezione ridotta.

I partecipanti allo studio HF-ACTION ( Heart Failure: A Controlled Trial Investigating Outcomes of Exercise Training ) sono stati assegnati in modo random a cure standard e a un programma di training fisico, consistente in 36 sessioni, seguite da esercizi da svolgere a casa oppure alle sole cure standard.

Il periodo osservazionale mediano è stato di 30 mesi.

L’endpoint primario composito era la mortalità o l’ospedalizzazione per tutte le cause; gli endpoint secondari erano la mortalità per tutte le cause, la mortalità o l’ospedalizzazione per cause cardiovascolari e la mortalità cardiovascolare o l’ospedalizzazione per insufficienza cardiaca.

L’età mediana era di 59 anni, il 28% dei pazienti era di sesso femminile, e il 37% presentava sintomi di classe NYHA III o IV.

L’eziologia dell’insufficienza cardiaca era ischemica nel 51% e la frazione di eiezione ventricolare sinistra mediana era pari al 25%.

L’aderenza mediana al training fisico è diminuita da 94 minuti a settimana durante i mesi da 4 a 6 del follow-up a 74 minuti a settimana nei mesi 10-12.

In totale, il 65% dei pazienti nel gruppo esercizio è deceduto o è stato ospedalizzato rispetto al 68% nel gruppo sottoposto a cure tradizionali ( hazard ratio [ HR ]: 0.93; P=0.13 ).

Sono state osservate riduzioni non significative nel gruppo training fisico per la mortalità ( 16% nel gruppo esercizio vs 17% nel gruppo cure tradizionali; HR: 0.96; P=0.70 ), la mortalità o l’ospedalizzazione cardiovascolare ( 55% nel gruppo esercizio vs 58% in quello cure tradizionali; HR: 0.92; P=0.14 ) e la mortalità cardiovascolare o l’ospedalizzazione per insufficienza cardiaca ( 30% nel gruppo esercizio fisico vs 34% in quello cure tradizionali; HR: 0.87; P=0.06 ).

Nelle analisi supplementari aggiustate per caratteristiche altamente prognostiche al basale, gli HR sono stati pari a 0.89 ( P=0.03 ) per la mortalità per tutte le cause o l’ospedalizzazione; 0.91 ( P=0.09 ) per la mortalità o l’ospedalizzazione cardiovascolare, e 0.85 ( P=0.03 ) per la mortalità cardiovascolare o l’ospedalizzazione per insufficienza cardiaca.

In conclusione, nell’anallisi primaria il training fisico ha portato a riduzioni non significative dell’endpoint primario di mortalità per tutte le cause o l’ospedalizzazione e negli end point clinici secondari chiave.
Dopo aggiustamenti per i predittori prognostici dell’endpoint primario, il training fisico è risultato associato a una modesta e non significativa riduzione della mortalità o dell’ospedalizzazione per tutte le cause e la mortalità cardiovascolare o l’ospedalizzazione per insufficienza cardiaca. ( Xagena2009 )

O'Connor C M et al, JAMA 2009; 301: 1439-1450


Cardio2009


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