Scompenso cardiaco
Aggiornamento in Medicina
I COMPANION Investigators ( Comparison of Medical Therapy Pacing and Defibrillation in Heart Failure ) hanno verificato l’ipotesi che:
“ la terapia di risincronizzazione cardiaca mediante stimolazione biventricolare con un pacemaker con o senza un defibrillatore potesse ridurre il rischio di morte e di ospedalizzazione tra i pazienti con insufficienza cardiaca cronica in fase avanzata, e potesse ritardare la conduzione intraventricolare ��?.
Sono stati arruolati 1.520 pazienti con insufficienza cardiaca ,causata da cardiomiopatia ischemica o non-ischemica, , in classe NYHA III o IV, e con un intervallo QRS di almeno 120 msec.
Questi pazienti sono stati assegnati in modo random a ricevere, in un rapporto di 1:2:2, terapia farmacologica ( diuretici, Ace inibitori, beta-bloccanti e Spironolattone ) da sola o in associazione alla terapia di risincronizzazione con un pacemaker o con un pacemaker-defibrillatore.
L’end point primario era rappresentato dalla mortalità o dalla ospedalizzazione per insufficienza cardiaca.
La terapia di risincronizzazione cardiaca con un pacemaker ha ridotto il rischio dell’end point primario rispetto alla terapia farmacologica ( hazard ratio, HR: 0,81; p = 0,014 ).
Lo stesso risultato è stato ottenuto anche nel gruppo sottoposto a terapia di risincronizzazione cardiaca con un pacemaker-defibrillatore ( HR: 0,80; p = 0,01 ).
Il rischio combinato di morte o di ospedalizzazione per insufficienza cardiaca è stato ridotto del 34% nel gruppo pacemaker ( p < 0,002 ) e del 40% nel gruppo pacemaker-defibrillatore ( p < 0,001 ).
L’end point secondario di morte per tutte le cause è stato ridotto del 24% nel gruppo pacemaker ( p = 0,059 ) e del 36% nel gruppo pacemaker-defibrillatore ( p = 0,003 ).
Questo studio ha dimostrato che i pazienti con insufficienza cardiaca cronica, in fase avanzata, e con un intervallo QRS prolungato, possono trarre beneficio dalla risincronizzazione cardiaca, soprattutto se il pacemaker è associato ad un defibrillatore.( Xagena2004 )
Bristow MR et al, N Engl J Med 2004; 350: 2140-2150
Cardio2004